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Essere uno sviluppatore in Italia fa schifoby@roberto.mossetto
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Essere uno sviluppatore in Italia fa schifo

by Roberto MossettoJuly 11th, 2017
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featured image - Essere uno sviluppatore in Italia fa schifo
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tl;dr:

  • Fare lo sviluppatore in Italia è il più delle volte un incubo
  • Fra tutti i report disponibili, nessuno analizza nel dettaglio lo scenario italiano
  • Abbiamo deciso di farlo noi con un questionario che trovi qui: https://goo.gl/eWDECC
  • E’ anonimo, richiede circa 5–8 minuti e i risultati saranno pubblicati entro fine anno
  • L’iniziativa è legata al progetto Jaguar28: il nostro obiettivo è riscrivere, in meglio, il rapporto fra professionisti del tech ed aziende
  • Se hai aperto questo articolo poiché indignato dal titolo, inizia dalla parte finale “PRO TIPS / FAQ / DISCLAIMER” e poi leggi il resto 😉

Se lavori in ambito tech, quante volte hai già sentito la frase “Essere uno sviluppatore in Italia fa schifo”? E quante volte ti sei sentito d’accordo?

Il mercato del lavoro per chi si occupa di sviluppo e programmazione in Italia è “famoso” per essere fra i più arretrati in Europa: tutti lo sappiamo e tutti ci rendiamo conto di trovarci di fronte ad un disagio strutturale che può solo peggiorare con il tempo.

Il problema non riguarda solo i salari (i più bassi dell’Unione Europea, insieme a Portogallo, Spagna e Grecia) ma più in generale la concezione del ruolo di “developer” all’interno delle aziende.

Per ogni storia romanticheggiante di qualche ragazzino californiano che diventa miliardiario grazie ad una app e viene intervistato da tutti i giornali, in Italia ci sono decine di storie molto meno piacevoli su aziende che non conoscono orari, non investono su innovazione e formazione e credono di poter disporre liberamente della vita dei propri collaboratori.

L’intramontabile convinzione del “i salari in Italia sono più bassi perché la vita è meno cara” è infatti anche parzialmente accettabile ma perde ogni legittimazione quando il professionista è sbattuto in uno scantinato a fare il refactoring di progetti vecchi di decenni scritti in Fortran (o quasi) e viene considerato come un pericoloso sovverviso quando si prende un permesso per partecipare ad un seminario.

Per fortuna esistono già alcune startup ed aziende che hanno compreso l’importanza di questi professionisti e che, per quanto possibile, cercano di garantire loro le condizioni più stimolanti: sono ancora casi isolati — in genere in quei contesti con un’elevata competizione per attrarre i migliori talenti — ma da qualche parte dovremmo pur partire.

In tutto questo non dobbiamo dimenticare la crescente categoria dei professionisti italiani che vanno a vivere e lavorare all’estero. Troppo spesso vengono liquidati con un “loro sì che hanno fatto bene ad andarsene, bravi!”, anche se non se ne conosce l’effettiva situazione. NOTIZIA SHOCK: esistono sviluppatori italiani che vivono all’estero e sono sottopagati anche lì!

Ecco quindi spiegato il grande paradosso: oggi sono moltissimi i professionisti che si lamentano della situazione italiana, ma non esiste nessuna vera analisi a tal proposito. Ogni anno sono pubblicate ricerche davvero apprezzabili sul mondo degli sviluppatori (quella di Stack Overflow è in genere la più completa) che però considerano l’Italia un mercato periferico e che non merita di essere valutato nel dettaglio.

Ci siamo quindi chiesti:

  • Qual è il salario medio degli sviluppatori italiani?
  • Quali sono le tecnologie che utilizzano, quelle che vorrebbero utilizzare e quelle che invece vorrebbero dimenticare?
  • Quali sono i fattori di soddisfazione ed insoddisfazione in azienda?

Per trovare una risposta, abbiamo deciso di lanciare una nostra survey e condividere pubblicamente la fotografia che emergerà. L’obiettivo è creare una coscienza collettiva sull’argomento e provare ad influenzare il cambiamento, mettendo sul tavolo dati concreti ogni volta che un’azienda si chiederà perché non riesce a trovare sviluppatori in gamba.

Il questionario è disponibile qui: https://goo.gl/eWDECC

Se hai almeno 1 anno di anzianità come developer, sistemista, QA tester, DevOps e ruoli simili, lavori full-time in Italia o sei un italiano all’estero e hai voglia di dedicare 5 minuti del tuo tempo per aiutarci, questo è il questionario che fa per te.

Il questionario è totalmente anonimo e non ti chiederemo indirizzi email o informazioni sensibili riconducibili direttamente a te. Entro fine anno pubblicheremo i risultati.

Questa iniziativa è legata al progetto Jaguar28: siamo una startup di Torino e il nostro obiettivo è riuscire a riscrivere, in meglio, il rapporto fra professionisti del tech ed aziende. Qualche mese fa abbiamo già pubblicato un Manifesto per raccontare come vorremmo farlo.

Se hai domande, puoi scriverci a [email protected]

Grazie!

MILESTONES:

  • Lancio della survey: 11 luglio 2017, ore 14.00
  • Risposte inviate nelle prime 24 ore: 254
  • Visualizzazioni nelle prime 24 ore: 976
  • 1000 risposte 🏆_:_ 14 luglio 2017, ore 14.19

PRO TIPS / FAQ / DISCLAIMER:

  • Se ti va, condividi questo articolo e/o la survey anche con i tuoi contatti!
  • Se vuoi condividerlo nei tuoi gruppi facebook, chiedi prima il permesso agli admin per non farci passare come spam 😅
  • Il questionario non chiede mai il tuo nome o il tuo indirizzo email, quindi è un database che non potrà mai finire nelle mani di qualche scammer o, peggio, di qualcuno che non conosce la differenza fra Java e Javascript.
  • Sappiamo che, da un punto di vista metodologico, il report è pieno di possibili bias. Non abbiamo tuttavia la presunzione di volerlo presentare all’ONU in seduta plenaria. O forse sì?
  • Stack Overflow ha parlato di alcuni aspetti dello scenario italiano nella Developer Survey del 2016 (% di remote worker, età media, importanza del salario), rispetto ad un campione di circa 1000 profili italiani.
  • Nella Developer Survey 2017, Stack Overflow analizza USA, India, UK, Francia e Germania ma non l’Italia (da cui ha ricevuto circa 900 risposte).
  • Ci è stato detto che l’AICA (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico) distribuisce annualmente un report abbastanza simile. Noi purtroppo non siamo riusciti a reperirlo da nessuna parte.
  • In autunno lanceremo la controparte volta a raccogliere il punto di vista delle aziende tech.
  • Non invieremo i risultati attraverso una newsletter perché sappiamo che la privacy è top concern e non vogliamo lasciare spazio a nessun tipo di insinuazione su come potremmo usare i vostri indirizzi email.
  • I risultati verranno pubblicati con un post su questo profilo e riproposti nei gruppi dove abbiamo già postato questo articolo.
  • Il titolo è volutamente provocatorio (o clickbait, se volete un termine Internet 3.0) per una ragione molto semplice: la maggior parte della dev community italiana si attiva solo quando il flame è alle porte.
  • RIPETO: il titolo è una provocazione, non una conclusione.
  • Commentare l’articolo e/o l’iniziativa solo in base al titolo senza averne letto per intero il contenuto equivale a condividere con toni indignati i link dei siti di fake news.
  • Se il tuo sesto senso ti fa percepire una truffa, una fonte di speculazione o una cospirazione degli Illuminati non sei obbligato a completare il questionario né a condividere pubblicamente le tue paranoie. Se la cosa ti rende più sereno: sì, siamo Rettiliani e tu ci hai scoperto.